Palmyra sculptures

Due busti scultorei danneggiati della città di Palmira, risalenti al II-III secolo d.C., sono partiti da Roma per far ritorno in Siria, lunedì 27 febbraio. Dopo essere state restaurate in Italia, le opere sono state restituite al Museo Nazionale di Damasco, accompagnate da due rappresentanti della Direzione Generale delle Antichità e dei Musei della Siria (DGAM).

Le nuove tecnologie, tra cui le scansioni laser e la stampa in 3D, hanno svolto un ruolo fondamentale nella ricostruzione di queste sculture.

Il Direttore generale dell’ICCROM, Stefano de Caro, ha commentato: “Questo restauro e la ricostruzione parziale di oggetti antichi rappresentano un caso eclatante, per il quale sono stati utilizzati riempimenti in materiali moderni, garantendo al contempo la loro reversibilità. Anche se su piccola scala, si tratta di un esempio innovativo su come affrontare il restauro di antichità gravemente danneggiate.

I busti, soprannominati i “feriti di guerra di Palmira” dall’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, erano stati gravemente frantumati con colpi di martello dai militanti. Rutelli ha disposto l’arrivo dei busti in Italia e il loro successivo restauro tramite l’associazione Incontro di Civiltà, trattando il trasferimento degli oggetti mediante contatti con la DGAM siriana e i membri dell’opposizione. I due busti sono stati esposti a una mostra sponsorizzata dall’UNESCO, intitolata “Rinascere dalle distruzioni”, curata da Rutelli e tenutasi al Colosseo, a Roma, il 16 dicembre 2016.

Con il sostegno del Ministro italiano della Cultura, Dario Franceschini, i busti sono stati affidati all’ISCR (Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro). Un gruppo di restauratori guidato dalla Direttrice dell’ISCR, Gisella Capponi, ha stabilizzato le sculture e le ha ricostruite, sostituendo le parti distrutte dei busti secondo rigorosi criteri di restauro. Il recupero dei busti è stato annunciato nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso l’ISCR il 16 febbraio 2017.

I busti raffigurano un uomo e una donna, molto probabilmente appartenenti a un’élite di Palmira. Le iscrizioni sui busti sono in aramaico e in greco.

Palmyra sculptures

Poiché il busto maschile era gravemente danneggiato, l’équipe di restauro ha elaborato un metodo di ricostruzione. Ha scansionato in 3D le parti del volto restanti sulla parte destra del busto, riflettendole sulla sinistra. Le scansioni capovolte sono state utilizzate per realizzare un riempimento o una protesi per le parti mancanti, stampati poi in 3D con la polvere di nylon. Il riempimento viene tenuto in posizione con dei magneti e può essere rimosso in qualsiasi momento rispettando il principio di reversibilità.

Durante la conferenza stampa presso l’ISCR, Gisella Capponi ha osservato: “Il restauro è stato realizzato per cancellare questo terribile atto, lasciando le parti aggiunte riconoscibili.” Ha continuato: “È stato un grande onore per noi restaurare questi straordinari manufatti, così brutalmente danneggiati.”

Il restauratore Antonio Iaccarino Idelson ha affermato che l’intervento è stato diverso da quelli effettuati dall’ISCR in passato, sottolineando la richiesta siriana di rimuovere qualsiasi traccia di danni e di restaurare gli oggetti riportandoli al loro stato originale. L’équipe ha utilizzato la tecnica della scansione in 3D per garantire l’autenticità attraverso la simmetria matematica, riducendo il peso del giudizio umano.

Ciò nonostante, i restauratori hanno dovuto correggere piccole anomalie anatomiche (per esempio un orecchio più alto dell’altro). L’équipe dell’ISCR ha realizzato una sovrapposizione simile alla pelle sulla parte superiore del riempimento dello stampo in 3D, utilizzando polvere di pietra. In questo modo, impiegando tecniche di restauro più convenzionali, ha realizzato uno strato superficiale compatibile con la superficie di marmo delle sculture.

De Caro ha affermato: “Questa soluzione così accurata dimostra un profondo rispetto per i principi di restauro e rispecchia le qualità sostenute dall’ICCROM per risolvere i problemi di restauro di Palmira, impiegando metodi e materiali moderni per dare un’idea di come fosse in precedenza, nel rispetto della reversibilità, garantendo al contempo lo svolgimento di un’adeguata attività di ricerca.”

De Caro ha inoltre menzionato il ruolo svolto dalla cooperazione internazionale e dalla diplomazia culturale. “Nonostante le sanzioni e la guerra in corso, è stato trovato un modo per consentire il restauro di queste antichità danneggiate.”

Franceschini ha altresì sottolineato il ruolo della diplomazia culturale. “Questo è un esempio di un problema che abbiamo a cuore: quello della diplomazia culturale; il fatto che la cultura possa essere uno strumento di dialogo tra le persone, anche quando le circostanze sono difficili.”

Durante la conferenza, Rutelli ha sottolineato: “Non accettiamo che l’ultima parola sia data ai terroristi. Se vogliono distruggere, ci sarà sempre qualcuno in grado di ricostruire.”

In un tweet del 9 febbraio, l’ex sindaco di Roma ha dichiarato: “L’Italia restaura quello che i terroristi distruggono.”

Il restauro di queste antichità è stato dedicato all’ex capo delle antichità di Palmira, Khaled al Assad, ucciso dai militanti nell’agosto del 2015.

Il ritorno dei busti in Siria è coinciso con la notizia del ritorno di Palmira sotto il controllo del governo siriano il 2 marzo, che pone fine alla seconda occupazione della città da parte delle forze ribelli.

Maamoun Abdulkarim, Direttore generale delle Antichità e dei Musei della Siria, ha riferito alla CNN: “Il nostro lavoro in Siria come archeologi è scientifico e non politico, perché la guerra in Siria finirà e la politica cambierà, ma il patrimonio deve rimanere un ricordo di tutto il popolo siriano. Il nostro è un progetto di pace.”