DG

Cari membri e amici della comunità dell’ICCROM,

Scrivere parole positive che diano incoraggiamento al mondo della conservazione è particolarmente difficile in questi giorni in cui ci arrivano una dopo l’altra dalla Siria le notizie di distruzioni sempre più barbare, che hanno cancellato monumenti millenari che erano la gloria di una cultura illustre, o di efferati assassini di studiosi, come Khaled al-Asaad, che avevano dedicato la loro vita alla cura di questo patrimonio. Un anno ancora una volta particolarmente duro per la regione araba, colpita nel suo patrimonio oltre che in Siria e in Iraq, in Tunisia con l’attentato al Museo del Bardo, in Yemen, in Libia. Per non dire di quel patrimonio vivente rappresentato dalle città, e dalle campagne svuotati in tutto il mondo dalle guerre e dai conflitti, o semplicemente dalla povertà, per alimentare quell’esodo di profughi e migranti che ogni giorno i telegionali ci mostrano con il loro corollario di tragedie e di reazioni di paura, egoismo, razzismo.

Eppure, proprio in questo scenario funesto, inaspettatamente, in molte città d’Europa è nato, quasi spontaneamente, e certamente andato molto al di là delle speranze degli ispiratori, laici e religiosi, un movimento di solidarietà che ci ha rincuorato, aprendo anche le società apparentemente più sorde all’accoglienza di questo popolo in movimento.

L’ICCROM ha da tempo proposto e attuato, con la collaborazione di partner generosi, programmi per aiutare i popoli in difficoltà a conservare il loro patrimonio culturale come un’ancora ideale cui aggrapparsi per conservare la propria identità, anche quando le difficili circostanze li spingono ad emigrare. Anzi proprio il patrimonio culturale, sia quello proprio dei paesi di origine sia quello nuovo, dei pasi che accolgono, può, deve essere il terreno comune in cui condividere conoscenza e rispetto, che aiutino a superare le inevitabili difficoltà di vivere insieme e conciliare le diversità. È questo il significato più vero, o almeno, quell che ci piace di più, dell’espressione world heritage. L’ICCROM è nata per studiare e insegnare a conservare il patrimonio culturale nella sua fisicità, ma abbiamo appreso che è ugualmente importante conservarlo nello spirito, e oggi nella memoria di chi è partito, dei ragazzi che nasceranno lontano da esso, coltivarlo nel desiderio di conoscenza di chi ospita, perché questo spirito è più forte di qualsiasi distruzione, ed è il solo che non solo giustifica, ma rende necessaria la ricostruzione del patrimonio distrutto.

Pensiamo che queste idee debbano essere condivise non solo da un numero sempre più grande di persone, ma anche da un numero sempre maggiore di governi, che ispirino ad esse le loro politiche; perciò crediamo sia un importante segno di progresso (parola difficile da scrivere dopo il XX secolo) che l’ICCROM abbia aumentato il numero dei Paesi membri, che Ia Federazione Russa abbia riportato nella nostra comunità i suoi popoli con il logo ricco e diverso patrimonio culturale, che altri Paesi stiano considerando di aderire. Non mancano le difficoltà, né mancheranno in futuro per una organizzazione piccola come la nostra, ma grande è la nostra ambizione e smisurati i nostri sogni; ed il debito che il tempo presente sta contraendo con l’avvenire ci obbliga a credere fermamente che sia possibile realizzarli.

Stefano de Caro
Direttore Generale dell’ICCROM