G7 Culture meeting

Il 30 marzo, il Direttore generale Stefano De Caro ha partecipato al G7 della cultura che si è svolto nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, a Firenze. Si tratta del primo vertice sulla cultura, organizzato su iniziativa del Ministro della Cultura, Dario Franceschini.

Il summit ha visto la partecipazione di delegazioni di alto livello, provenienti dai Paesi industrializzati del G7 e da organizzazioni internazionali, che si sono incontrate per uno scambio di opinioni sull’importanza della cultura volta alla promozione di società più stabili e per garantire la diversità e il dialogo. Le stesse hanno inoltre sottolineato il ruolo essenziale della salvaguardia del patrimonio in un mondo in cui la cultura è sempre più bersaglio di attacchi, distruzione e profitti illeciti da parte di attori non statali.

La giornata è iniziata con una serie di sessioni tecniche a cui hanno presenziato i rappresentanti delle istituzioni degli Stati membri responsabili della gestione del patrimonio, insieme alle organizzazioni internazionali principali. Nel corso delle tre sessioni, sono stati discussi i punti di forza, di debolezza e le pratiche raccomandate nelle disposizioni normative e nelle legislazioni internazionali; le procedure di salvaguardia del patrimonio nella lotta contro il traffico illecito; e il ruolo del patrimonio culturale nei moduli didattici e nella formazione professionale.

G7 Florence

“Il G7 e i Paesi europei devono assumere un ruolo guida nel tenere aggiornato il settore della formazione al patrimonio culturale”, ha affermato De Caro durante il suo intervento sulla formazione didattica e professionale per il patrimonio. “A mio avviso, sarebbe opportuno promuovere una maggior esperienza educativa nei progetti transnazionali, in particolar modo nelle zone colpite dalla crisi e nei Paesi in via di sviluppo. Considero l’Africa subsahariana come una particolare area di intervento”.

Alle sessioni tecniche hanno partecipato anche Paolo Giorgio Ferri, consigliere speciale del Direttore generale dell’ICCROM; Patricia Kell, membro del Consiglio dell’ICCROM e la Direttrice generale dell’Istituto Canadese per la Conservazione (CCI); e Mounir Bouchenaki, ex Direttore generale dell’ICCROM.

Parlando di traffico illecito, il Dott. Ferri ha menzionato la necessità di coordinare la tutela giuridica nazionale e di rafforzare i controlli per l’esportazione di oggetti del patrimonio culturale. Ha commentato: “I trafficanti illegali del patrimonio conoscono bene le carenze della legislazione. E sfruttano queste lacune per operare impunemente.”

Sulla base di questo, la Dott.ssa Kell ha osservato: “Se un articolo è stato esportato illegalmente, di conseguenza è illegale importarlo in Canada”. La stessa ha richiesto maggior armonizzazione delle discipline nazionali e una cooperazione internazionale più stretta tra i servizi doganali nazionali e l’applicazione della legge contro il traffico illecito.

“Il panorama del patrimonio culturale è cambiato dalle Convenzioni dell’UNESCO del 1954, 1970 e 1972”, ha osservato Mounir Bouchenaki, sul tema della legislazione internazionale e della salvaguardia del patrimonio. “I problemi di distruzione del patrimonio, degli scavi illegali e del traffico illecito, come nel caso della Siria e dell’Iraq, sono ormai diventati una piaga che la comunità internazionale dovrà affrontare.”

Nel pomeriggio si è svolta una tavola rotonda con i ministri della cultura dei Paesi del G7 e i direttori di due principali organizzazioni internazionali. Dario Franceschini ha aperto la sessione, focalizzata sul ruolo della cultura come strumento per il dialogo tra i popoli. Nel corso degli interventi erano presenti Mélanie Joly del Canada, Audrey Azoulay della Francia, Bruce Wharton degli Stati Uniti, Tibor Navracsics dell’Unione Europea, Irina Bokova dell’UNESCO, Karen Bradley del Regno Unito, Maria Böhmer della Germania e Ryohei Miyata del Giappone.

Le dichiarazioni sono state riassunte nel Documento di Firenze, firmato da tutti i ministri della cultura presenti.

I ministri hanno inoltre sottolineato l’importanza della risoluzione 2347 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, approvata all’unanimità la settimana scorsa, che condanna la distruzione e il contrabbando dei beni culturali durante i conflitti armati, compresi quelli da parte di attori non statali, e afferma che tali attacchi potrebbero costituire un crimine di guerra e per questa ragione devono essere portati di fronte alla giustizia. Sostenuta dalla Francia e dall’Italia, questa risoluzione posiziona la cultura sull’agenda delle Nazioni Unite ad alto livello. Sostiene una diplomazia culturale attiva tra tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite e incoraggia la cooperazione per proteggere il patrimonio culturale tramite una serie di strumenti disponibili, tra cui l’armonizzazione e l’attuazione reciproca dei regolamenti in materia di importazione ed esportazione, la documentazione e l’uso di rifugi sicuri. La risoluzione è stata accolta come un forte appello di incoraggiamento al settore del patrimonio mondiale e come uno strumento vitale nel promuovere la cooperazione e sensibilizzare su questo tema fondamentale per il mantenimento di società stabili e diversificate.

Al termine di questo primo G7 della cultura, Dario Franceschini ha ribadito l’importanza del patrimonio come strumento per il dialogo e il ruolo essenziale della diplomazia culturale.

“L’Italia vuole costruire ponti, non muri”, ha commentato il Ministro della Cultura con un tweet il 31 marzo.

 

Secondo giorno del #G7Culture: un dialogo tra i responsabili di 7 grandi istituzioni culturali. L'Italia vuole costruire ponti, non muri. pic.twitter.com/zyfLkiNjTF

— Dario Franceschini (@dariofrance) 31 March 2017

 

On UN Resolution 2347